Tremonti: cifre federalismo? Difficile prevedere

Il disegno di legge sul federalismo fiscale "se non formalmente è sostanzialmente legge costituzionale" e per questo è importante che questa legge sia "attuata con l'opposizione". Lo ha detto il ministro dell'Economia Giulio Tremonti intervenendo nell'Aula del Senato e aggiungendo: "Copre lacune in essere da troppo tempo". Tremonti rileva dunque l'importanza di "una discussione condivisa" come pure debbono essere "condivisi dati e procedure".

Ma per Trenonti è "difficile" stabilire le cifre dell'impatto economico che avrà il federalismo fiscale: "le variabili che devono esser conteggiate sono un numero elevatissimo, non sono formule meccaniche come nei sistemi semplici, ma compongono un sistema olistico come il corpo umano; interagiscono tra di loro essendo interdipendenti e coniugate".

Sul federalismo fiscale, ha spiegato Tremonti, "sappiamo la direzione verso cui andare, conosciamo i passi che dobbiamo fare lungo quella direzione e a ogni passo abbiamo chiaro che è fondamentale calcolare prima e dopo" l'impatto dei provvedimenti. Tuttavia "ora credo che sia davvero difficile, per limiti di sistema, formulare da subito una risposta che non sia procedurale. L'esercizio che dovremmo fare vede infatti in gioco variabili indipendenti e coniugate".

Tremonti ha dunque elencato le variabili che entrano in gioco e sulle quali occorrerebbe formulare i dati sull'impatto finanziario: "dodici tipi principali di tributi in gioco, cinque soggetti politici titolari dei cespiti tributari, undici tra criteri e principi, due fondi di sussidiarietà, otto tipi di procedure attuative e un numero ancora non specificato di decreti attuativi".Per tutti questi motivi "non è per sottrarsi alla domanda - ha concluso Tremonti, rispondendo alle domande del Pd - ma oggi è difficile" fornire cifre.

"Il ministro Tremonti ha risposto con molte parole gentili e nessuna cifra. Ci ha dato buone ragioni per votare contro e nessuna ragione per astenerci": è stato questo il commento "a caldo" fatto dal senatore del Pd Marco Follini.

21 gennaio 2009